Dopo una settimana di frenetica preparazione, a seguito del voto favorevole unanime dell’intero parlamento, l’intera corte del Palazzo d’Estate si è riunita nel Giardino di Vetro, sul fianco della collina sulla quale dolcemente il palazzo riposa, per celebrare le nozze della triade reale. Gli abiti, tutti nei colori tradizionali di Tanit – panni in vari tessuti sovrapposti nei toni del nero, impreziositi da fili d’oro direttamente cuciti nella fibra con l’utilizzo della tradizionale tecnica di ricamo di Tanit detta del punto a fiore – erano sfarzosi ed eleganti, e le decorazioni del giardino, dei corridoi e delle sale hanno lasciato gli invitati senza parole.
Celes, commosso, di fronte all’intera corte, alla sua famiglia e al Sommo Priore Calico, suo fratello, ha giurato fedeltà ai suoi due compagni, Shannen e Langley, sancendo una volta per tutte la loro unione di fronte alla legge. “Vi accolgo nella mia casa come vi ho accolti nel mio cuore,” ha detto, aggiungendo alla formula rituale anche poche parole scritte di suo pugno, “La mia vita è ormai da tempo la vostra vita, la mia corona la vostra. Sulle vostre spalle distribuisco il peso che grava anche sulle mie. Nei vostri occhi nascondo l’eccesso di gioia che trabocca dai miei. Ciò che l’amore ha unito la legge non può dividere. Ciò che la legge adesso unisce, la vita non può corrompere. E quando sarà la vita a cercare di separarci, ancora una volta sarà l’amore a ricongiungerci.”
La cerimonia è stata splendida. Langley, visibilmente commosso, non ha lasciato per un secondo il fianco di Celes, e perfino Shannen, nonostante il solito atteggiamento apparentemente distaccato, più di una volta non è riuscito a trattenersi, e ha allungato entrambe le mani per stringere quelle dei suoi compagni.
L’intensità della cerimonia ha poi lasciato posto all’ilarità dei festeggiamenti. I testimoni si sono avvicendati uno dietro l’altro, alzando i calici per brindisi accompagnati da discorsi sempre più strampalati man mano che la quantità di alcool ingerita dei presenti si alzava, bicchiere dopo bicchiere. Tutti i presenti sono scoppiati a ridere quando la Fata della Vita Abilene, nel tentativo di augurare agli sposi ogni gioia, si è messa invece a piangere. Per poi commuoversi a loro volta quando Manila, trovandosi improvvisamente incapace di proferire parola, si è limitata a sorridere e stringere suo figlio e i suoi sposi in un abbraccio carico di emozione e tenerezza.
Fabian osserva gli strascichi della festa dipanarsi di fronte ai suoi occhi. Sorride appena, anche se la giornata dedicata alla celebrazione dell’amore impossibile dei suoi genitori gli ha lasciato addosso una strana malinconia che non gli dà pace, e della quale non riesce a comprendere l’origine.
“Da qualche tempo, ogni volta che non so dove trovarti penso sempre a quale sarebbe un posto perfetto per nascondermi quando sono triste, e finisco sempre per trovarti lì,” sussurra Meridian, avvicinandosi a lui un passo dopo l’altro, “Sto cominciando a preoccuparmi.”
“No… non devi,” replica lui, distogliendo lo sguardo dal volto onesto e dal sorriso aperto e sincero di sua sorella. Stiracchia sulle proprie labbra un sorriso incerto nel tentativo di compensare, ma Meridian gli legge attraverso.
“Fabi,” sospira lei, rifiutandosi di utilizzare per lui il soprannome reale, “Sei arrabbiato con me?”
“No!” lui torna immediatamente a guardarla, sconvolto dal fatto che lei possa anche solo domandarsi una cosa del genere, “Mai!”
“E allora perché mi eviti?” Meridian gli si avvicina, e come sempre lui sente la temperatura salire. Le reazioni del suo corpo alla vicinanza di sua sorella lo spaventano. “Eravamo così uniti, prima, e adesso—”
“Bambini,” Calico la interrompe, apparendo di fianco a loro, “Eccovi qui. Vi siete divertiti abbastanza, per oggi?”
Meridian rotea gli occhi, le mani sui fianchi che scompaiono fra gli sbuffi dell’ampio vestito dorato che indossa. “Cal, puoi lasciarci in pace? Stavamo parlando.”
“E adesso non avete più tempo per farlo. Ve l’ho già detto: giocate con i bimbi grandi, adesso, è un gioco che ha regole diverse rispetto a quelle del giardino d’infanzia. Coraggio, ci aspettano in Parlamento.”
*
La richiesta, uniformemente formulata da tutte le Lande coinvolte anni or sono nel disastro che seguì la venuta al mondo di Celestia, giunge al Parlamento di Tanit per bocca di una rappresentanza composta da persone di ogni ceto sociale, per sottolineare il fatto che si tratta di una richiesta avanzata dalle popolazioni nel loro insieme e non solo da alcune fazioni.
La ripresa è dura e lenta, soprattutto dal punto di vista economico e produttivo. Ciò che è accaduto alle Lande ne ha alterato gli equilibri talvolta in maniera così drammatica che perfino la cura somministrata a suo tempo da Celes non è stata sufficiente ad aiutare tutte le popolazioni a ripartire. Più o meno in tutte le Lande ci sono ancora territori che fanno fatica a ritrovare il benessere, e ciò che queste persone chiedono, adesso, è un aiuto.
“L’ennesimo,” commenta Calico con severità, “E non possiamo permettercelo. Tanit ha già fatto abbastanza, per il Polyverso.”
“Sì,” Meridian aggrotta le sopracciglia, le labbra di pesca arricciate in una smorfia carica di disappunto, “Distruggerlo! Ecco cosa ha fatto.”
“Ragazzina irrispettosa,” quasi ringhia Calico, “Non parlare di ciò che non hai visto e, apparentemente, neanche studiato. Parlerò personalmente con il tuo tutore, la tua ignoranza va corretta. E presto, anche.”
“Ti assicuro che Regis mi ha insegnato tutto ciò che dovevo sapere,” insiste Meridian, voce, spirito e occhi ardenti, “E anche qualcosa in più, probabilmente. Ma a prescindere da questo, quello che so o non so non cambia in alcun modo il bisogno di queste persone. Dietro di loro ci sono bambini, anziani, famiglie in difficoltà! Non possiamo voltare loro le spalle!”
“Dobbiamo farlo!” ribadisce Calico, “Non possiamo caricarci sulle spalle il peso di tutta la povertà del Polyverso, Meridian! La povertà esisterà sempre, e la tesoreria di Tanit non può sostenerla tutta, specialmente non dopo quanto abbiamo speso per questo matrimonio!”
“Quindi li lasceremo morire di fame? È questo quello che vuoi?!”
“Meridian…” Fabian interviene con un filo di voce, terrorizzato all’idea di deluderla eppure sentendo in cuor proprio di non poter fare a meno di esporre la sua idea, “Non… Non possiamo aiutare tutti indiscriminatamente, ma possiamo cercare di fare il possibile. Chiediamo a questa gente di farci delle richieste ufficiali, una per ogni Landa. Potrebbero— Potrebbero specificare di quanto denaro hanno bisogno, e come intendono spenderlo. E i più meritevoli—”
“E come giudicherai i più meritevoli, Fabian?” ruggisce lei, i capelli che le piovono sul viso in onde selvagge. Sembra una leonessa. Fabian la teme, e allo stesso tempo la desidera.
“Io…” Fabian deglutisce. Insiste a testa bassa. “…posso preparare delle tabelle. Inserirò i dati che mi forniranno e calcolerò—”
“Parlate tutti e due con leggerezza di denaro che nemmeno possedete!” si solleva la voce imperiosa di Calico, “Siete troppo giovani per questo mestiere, ho cercato di dirlo a Celes, ma lui non mi ascolta, come sempre si rifiuta! E questo è il risultato!”
“Vi si sente litigare fin dalla sala da pranzo,” dice Celes con freddezza inusuale. I tre giovani si voltano a guardarlo, trovandolo in piedi sulla porta. I suoi occhi, quello più chiaro di un acciaio profondo, quello più scuro intenso e grave, li scrutano con severità. “Ricordate chi siete, e il decoro con il quale dovreste comportarvi. Se non riuscite a trovare un punto di accordo, affidatevi alla legge. Portate la vostra voce di fronte ai membri del Parlamento. Non dovrei essere certo io a insegnarvelo.”
Ed è quello che fanno.
Leggi tutto “#COWT11, SECONDA SETTIMANA (termina sabato 20/02 alle 18:00)”
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