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Warning: Character death, Selfcest (accennato)
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Il pavimento di cristallo è ormai ridotto in schegge.
Su di esso resta poco: frammenti del soffitto, il relitto di un enorme lampadario. Una nebbia persistente, risultato dell’esplosione la cui eco ancora persiste rimbalzando contro il poco che resta delle pareti, soffoca la stanza, ma lentamente va diradandosi. Mostrando il cadavere ormai impietrito e senza vita di Castaros e la minuscola fiamma della Luce Eterna, che caparbia continua a pulsare. Accanto al corpo immobile e dagli occhi spenti di Regis, vicino al quale i gemelli crollano in ginocchio, urlando tutto il loro dolore impotente.
È Celes a pretendere il funerale ufficiale per Regis, con gli stessi identici onori che spetterebbero ad un membro della famiglia reale. I gemelli, d’altronde, troppo sconvolti dalla battaglia e dalle sue conseguenze, non riescono a prendere una decisione: parte di loro preferirebbe una cerimonia intima, durante la quale poter lasciare libero sfogo alla tristezza che li attanaglia al pensiero del loro mentore, l’eco del cui addio ancora riecheggia dolorosamente nella loro memoria; la restante parte di loro, però, è consapevole dell’importanza del gesto eroico di Regis, ed è contenta che lo stregone possa ricevere il riconoscimento che merita dall’intera popolazione di Tanit.
Nessuno dei due riesce ad allontanarsi dalla bara di Regis, durante l’interezza della cerimonia. Calico pronuncia tutte le formule di rito con la serietà e il rispetto che gli impongono sia il suo ruolo che l’affetto che prova per Regis, e dopo aver terminato si sofferma sul pulpito, condividendo ricordi personali e riflessioni, ma i gemelli non ne sentono che una lontana eco, gli occhi fissi sui lineamenti immobili di Regis, sui suoi occhi rimasti aperti e ormai privi del bagliore che li illuminava, quello scintillio divertito e intelligente che spesso sembrava nascere nei suoi occhi solo per loro.
Mentre Meridian piange in silenzio e Fabian si morde un labbro, le dita tremanti strette attorno alla spalla della sorella, Celes si avvicina ai suoi due bambini, stringendoli alle spalle in un caldo abbraccio, lasciando un soffice bacio prima sulla guancia ancora liscia e morbida di Fabian, poi su quella profumata di vaniglia di Meridian, che subito si volta a nascondere il viso nell’incavo del collo del padre, continuando a piangere mentre, disperata, si aggrappa a lui. Fabian, dall’altro lato, fa lo stesso, stringendo i pugni attorno alle vesti di Celes come quando faceva da piccolo quando un rumore improvviso nella notte lo spaventava.
“Avrebbe dovuto aspettare,” singhiozza quest’ultimo, “Se solo— Se solo avesse aspettato qualche minuto, sono certo—”
“Avremmo potuto aiutarlo,” aggiunge Meridian, cercando invano di trattenere le lacrime, “E invece è stato—è stato uno stupido, non avrebbe dovuto sacrificarsi, avrebbe dovuto—”
“Ha fatto esattamente ciò che doveva fare, bambini,” li interrompe Celes parlando piano, dolcemente, continuando a coprire le loro testoline bionde di baci, come non fossero mai cresciuti, anche se è ben consapevole del contrario, “Ciò che sentiva giusto dentro di sé. Ciò che…” sospira, “Ciò che sapeva essere l’unica cosa da fare per fermare l’ossessione di Castaros. Mio Cielo, mia Stella, portate per sempre questa consapevolezza con voi: non esiste forza in tutto il Polyverso più inarrestabile del desiderio. Castaros non ne aveva che uno: possedere la Luce. Ma anche Regis non ne aveva che uno: proteggere voi. In quella stanza, Regis non si è sacrificato. Ha dato battaglia. Ha lasciato che il suo desiderio combattesse contro il desiderio di Castaros, e il suo desiderio ha vinto. Spero che questo possa esservi di consolazione e ispirazione per tutto il resto della vostra vita. Non potete fare a Regis tributo migliore.”
Nonostante la profonda tristezza, i gemelli intuiscono la verità nelle parole del padre. E vi si aggrappano con tutte le loro forze per tirarsi fuori dal pantano.
Quando l’altro Celes lo raggiunge, ore dopo, nella sala del trono, Celes lo percepisce arrivare. L’energia che si emana da lui, per quanto spenta, per quanto caotica, per quanto appesantita da un dolore la cui profondità Celes non riesce nemmeno a sondare, ma solo a scorgere, quell’energia somiglia così tanto alla propria che alle volte, durante la notte, quando le sente toccarsi perché l’altro dorme solo a qualche metro di distanza da lui, le confonde, e finisce per perdersi, e chiedersi, nei propri sogni, dove finisca lui e dove cominci l’altro, e se forse non ci sia nessun inizio e nessuna fine, ma solo il continuo trasformarsi di energia che da se stesso passa all’altro per poi tornare in se stesso in un ciclo infinito che, la mattina, gli lascia l’amaro in bocca.
Celes solleva gli occhi proprio nel momento in cui l’altro varca la soglia della sala del trono e poi si richiude la pesante porta alle spalle. Sono soli nella stanza, e i passi dell’altro Celes riecheggiano rimbalzando sulle pareti mentre gli si avvicina. Ha sulle labbra un sorriso spento che Celes non riesce a decifrare, e dà al suo aspetto un che di sbiadito che gli fa male al cuore.
“Non so come gestirti,” gli dice con sincerità, lasciandosi andare a una mezza risata triste, “Mi spezzi il cuore. Dovrei odiarti ma ti amo come non posso fare altro che amare me stesso.”
“Sei ricambiato,” risponde l’altro Celes, sedendosi ai piedi del trono.
Celes lo raggiunge in pochi istanti, sedendosi proprio al suo fianco. “Parte di me pensava saresti scomparso con la morte di Castaros. Non saprei dirti perché. Forse pensavo che tornando alla normalità qualsiasi cosa fuori posto sarebbe tornata alla normalità a sua volta.”
L’altro Celes scrolla le spalle con un profondo sospiro. “Non saprei,” risponde, “Forse, se non sono tornato a posto, è perché non ho più un posto.”
“Non dire così,” Celes scrolla il capo, “Sono sicuro che il tuo Langley e il tuo Shannen ti aspettano.”
“Oh, io sono sicuro di no,” sorride tristemente lui. Si volta a cercare gli occhi di Celes, che glieli concede senza esitare. “Certi dolori distruggono le persone troppo profondamente. Di loro non resta nulla.” Si allunga a stringere una mano di Celes tra le proprie e se la porta al petto. Il suono del suo cuore è appena udibile, debolissimo, come il tepore che si emana dalla sua pelle. “Non resta nulla di me.”
“Celes—”
“Non chiamarmi con il tuo nome,” il suo sorriso si fa più largo, ma anche più triste, “Il mio ruolo nel Polyverso non si è ancora esaurito, ma presto lo sarà. Non voglio che mi ricordi con il tuo nome. Non voglio che tu debba continuare a pensare che da qualche parte nel Polyverso sia esistito un te stesso che ha sofferto come ho sofferto io. Non lo meriti. Voglio che mi dimentichi, Celes. Voglio scomparire del tutto.”
Celes scuote il capo, trattenendo a stento le lacrime. “Non potrai mai scomparire, per me.”
“Ma è quello che voglio.”
Non pensa, mentre si sporge verso di lui. Mentre preme le proprie labbra contro le sue, obbligandolo al silenzio. “Non potrai mai scomparire, per me,” ripete.
L’altro Celes non risponde. Sorride, però, e ricambia il bacio per un istante, prima di allontanarsi. Qualche ora dopo, al centro della sala che tornerà ad essere custode della Luce Eterna, l’altro Celes stringerà la piccola fiamma tra le dita e le conferirà tutta la propria energia residua. Il poco calore che gli resta si convoglierà all’interno della fonte del potere che alimenta tutto il Polyverso, e la Luce crescerà, si rafforzerà, si espanderà fino ad esplodere in un bagliore color cremisi che investirà come un’onda ogni anfratto, ogni piega, ogni risvolto del Polyverso, fino ai suoi confini più estremi. Riparandone ogni strappo. Mentre l’altro Celes scompare.
È una bella giornata. Il sole splende sui giardini del Palazzo d’Estate, che i gemelli hanno scelto, in evidente rottura con la tradizione, che avrebbe imposto invece la sala del trono, per la loro investitura a veggenti ufficiali di Tanit e del Polyverso. Mentre Calico pronuncia la formula ufficiale ed Eudora, al suo fianco, giura in qualità di Console del Parlamento eterna fedeltà ai nuovi veggenti, Celes resta indietro, un po’ in disparte, ad osservare il resto della sua famiglia con un sorriso sulle labbra. Sua madre, i cui occhi scintillano orgogliosi nell’osservare i nipoti ascendere al trono, stringe con forza la mano di Vesper, mentre la sua spalla sfiora discretamente quella di Lacros, la cui mano invece resta stretta tra le dita di Lænton. E il cuore di Celes esonda amore.
“Che bello che sei quando ti commuovi,” ride Langley apparendo al suo fianco e premendogli un rumoroso bacio su una guancia, “Ogni volta che ti vedo commosso mi innamoro di nuovo di te, da capo.”
“Mi fai venire la nausea quando sei così melenso,” commenta Shannen, roteando gli occhi, “Che poi non ci crede nessuno che dopo vent’anni ancora ti rinnamori di Celes. Per favore.”
“Io mi rinnamoro costantemente sia di lui che di te, mio algido zuccherino invernale,” ghigna Langley, allungandosi ad arruffare i capelli che come al solito Shannen porta ancora troppo lunghi. “Piuttosto, qui nessuno sta parlando dell’unica cosa veramente importante.”
“Il matrimonio imminente di Calico e Eudora?”
“No, Shan.”
“Il matrimonio imminente di Fabian e Meridian?”
“Shannen, no—” Langley grugnisce infastidito.
Celes ride, intrecciando le dita con entrambi. “Il fatto che i ragazzi stiano assumendo il proprio ruolo a Palazzo vuol dire che da adesso in poi noi tre avremo molto più tempo libero,” dice, e poi sorride, “Era questo che intendevi, vero, Lang?”
“Nessuno in tutto il Polyverso mi comprende quanto te,” mugola il vampiro, allungandosi a lasciargli un lieve bacio sulle labbra, “E a questo proposito, ho una lista di luoghi nei quali mi piacerebbe andare in vacanza.”
“Anche io ho una lista di luoghi in cui vorrei andare,” dice Shannen.
“Ma certo, mio delicato ghiacciolo al gusto di rancore!” brilla Langley, “Dimmi pure!”
“Facile: tutti i posti che non sono menzionati sulla tua lista.”
“Sei di una crudeltà davvero disturbante, a volte.”
“Vorrei poterti disturbare abbastanza da farti sparire, ma purtroppo non riesco mai.”
Celes ridacchia, ascoltandoli battibeccare. Solleva gli occhi sul cielo più azzurro che abbia mai visto, percependo l’energia attorno a sé pulsare, forte e in salute come un bambino appena nato.
Il futuro si apre radioso di fronte a lui e di fronte a tutte le persone che ama. Non riesce a immaginare una conclusione migliore per questa storia.
Congratulazioni a tutti i partecipanti! Il COWT 13 è terminato, e se l’anno scorso c’è stata una sconfitta globale, quest’anno possiamo gioire: tutte le squadre hanno vinto questa edizione!
La classifica finale, in attesa del post di chiusura con Viaggiatimbri e statistiche:
Team Fabian 2552
Team Meridian 1847
Team Calico 1842
Speriamo che anche quest’anno vi siate divertiti, abbiate prodotto fanwork di cui essere orgogliosi, e ci vediamo il prossimo anno… nuove regole? nuove squadre? Non possiamo ancora saperlo, il quarto Arco del COWTverso è ancora tutto da scrivere. Di certo, ci saranno nuove storie!