COW-T: A History Vol. 5 – Veggente Regnante

(Questo post è il sesto di una serie che riassumono l’intera trama del Polyverso cui è ispirato il COW-T, la prima e la più grande sfida a squadre del fandom italiano, così come gran parte di questo stesso sito.)

Lacros l’aveva trovata, recandole la notizia più dura.

Non la morte di sua madre, no: per quanto Manila l’amasse, per quanto doloroso potesse essere il distacco finale, la verità è che la Veggente regnante appena spirata faceva da molti anni vita da reclusa. Colpa della crudeltà del marito, forse; colpa della sua stessa sconsideratezza, meno probabilmente. 

Ma la morte di Melaka portava inevitabilmente a una conseguenza: i giorni di Manila come Veggente in carica erano agli sgoccioli. Per le leggi del suo pianeta e della sua stirpe aveva il dovere di designare un erede e di sposarsi. Avrebbe potuto scegliere un successore tra le decine di donne su Tanit con la capacità della Vista, e addestrarla… ma il marito o la moglie non erano eludibili.

Quando seppe che i pretendenti selezionati da suo fratello erano quattro, Manila scoppiò a ridere, di una risata quasi selvaggia. Il destino ha sempre un modo per prenderti a calci in culo quando ne trasgredisci le regole, glielo doveva riconoscere.

 

Avere l’obbligo di sposarsi era solo al terzo posto nella classifica delle rotture di scatole. Al secondo posto c’era senz’altro avere il fratello più insopportabile del mondo nelle doppie vesti di maggiore della famiglia e Sommo Priore di Tanit. Al primo, amare il succitato fratello di un amore incontrastato, e doverlo vedere ogni giorno sposato con quella megera di suo marito.

No, trovare un compagno o una compagna per la vita non era poi così impossibile, per Manila; Lacros aveva avuto almeno il buongusto di fare una accurata selezione.

Prendi Cyprian, per dire: la spada preferita non era solo quella della sua casata, ma anche quella dei suoi lombi; era forte, intelligente e con un pungente atteggiamento nell’affrontare gli imprevisti. Avrebbe potuto amarlo ogni giorno della sua vita.

O Metacomet, della famiglia dell’Incanto, sexy e spiritoso, qualità che si sono sempre manifestate nella sua casata ma mai con tanta abbondanza. Avrebbe potuto divertirsi ogni giorno della sua vita.

E che dire di Abilene dell’Angelo? Manila se la ricorda diversa, da adolescente – diversa tipo maschio, chissà se ha ancora tutto al suo posto tra le gambe! – ma il suo talento artistico, il suo buongusto e la sua conoscenza erano incontestabili. Avrebbe trovato un nuovo stimolo ogni giorno della sua vita.

E Vesper… Vesper del Crepuscolo, la quarta selezionata, aveva delle tette così belle che Manila non faceva fatica a immaginarsela tutta per sé. Era dolce, ma con un pizzico di sottile perfidia strisciante sottopelle, e niente affatto remissiva. Non si sarebbe annoiata, in nessun giorno della sua vita.

Eppure.

Manila lo sapeva, non era fatta per i legami a vita – a meno che non fossero con Lacros. Per amor suo era disposta anche ad accettare la megera, ma lui l’avrebbe voluta in esclusiva, e questo non era disposto a concederglielo.

Così decise di organizzare una tenzone tra i quattro pretendenti, proprio come aveva organizzato guerre e scontri tra quattro popolazioni fino a poche settimane prima. Uno alla volta, sedusse i suoi pretendenti, convincendoli a schierarsi dalla sua parte. Non fu difficile: Cyprian già sentiva di amarla, Metacomet non chiedeva altro che divertirsi, Abilene trovò il piano stimolante, e Vesper, che poi si era aggiudicata per davvero la gara, decise di prendere parte al gioco nel gioco per non annoiarsi.

Lacros non aveva ancora compreso la vera portata dell’inganno, neppure quando li aveva trovati tutti e cinque, nudi, su di giri e dall’aspetto inequivocabile, nel regale letto della Stanza Azurae, ampio abbastanza per un intero plotone di soldati sodomiti. Gli piovve addosso, invece, quando Manila mollò di proposito Vesper sull’altare, lasciando Abilene, Cyprian e Metacomet a gustarsi il ricco buffet di frutta consacrata, e suo fratello alle cure del medico di corte. E di quella megera di suo marito.

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