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Quando la figura ammantata di veli color pesca si presenta sulla balconata reale del Palazzo d’Estate, è accolta da un boato festante. La folla che assiepa la Piazza delle Due Fontane non è numerosa: non poche famiglie nobili hanno tentennato sull’effettiva opportunità di farsi scorgere in pubblico ad acclamare una Veggente di un tralcio secondario del fiero albero della stirpe, diversi Casati che hanno recentemente espresso vicinanza alla famiglia reale – i membri dell’Orologio, delle Sabbie, della Lancia ed altri ancora – non si vedono in giro da giorni, e non tutto il popolo ha partecipato alla rivolta che ha portato Eudora della Clessidra a essere eletta come nuova Veggente.

Quelli che ci sono, però, fanno sentire con entusiasmo il proprio sostegno. I parlamentari conservatori, che hanno già pronti i proclami per abolire le decadenti leggi che hanno corrotto i costumi di Tanit – addio alle volgari promiscuità e alle Veggenti non vergini illibate. I pochi superstiti della Casata dell’Alba, che da anni hanno ripudiato Shannen come traditore e che mirano a riottenere le fortune di famiglia. E i tanti del popolo che, per inganno o per giusta convinzione, sono stati persuasi che questo cambiamento metterà fine ai tanti cambiamenti, e che Tanit tornerà di nuovo prospera, e Una.

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Il clamore delle armature dei soldati dell’eserito, le centinaia che hanno seguito l’ondata di malcontento della popolazione alleandosi con Castaros per invadere il Palazzo d’Estate, risuona ancora in un’eco infinita per i corridoi della dimora della famiglia reale. Castaros sorride nell’attraversare la sala del trono accompagnato da questa piacevolissima colonna sonora, per poi fermarsi proprio di fronte a Metacomet e Vesper, tenuti fermi a stento dalle quattro guardie che li stringono per le braccia.

“Castaros–” Vesper ringhia come una belva, strattonando per liberarsi, “Lasciaci andare! Questo è tradimento!”

“La tua perspicacia, Vesper, come al solito mi sconvolge,” Castaros inarca un sopracciglio e ghigna, divertito, “Ma mai quanto la tua cecità. Che poi è il tratto che più palesemente ti accomuna alla famiglia reale di cui sei serva. Solo un mucchio di ciechi e inetti quali voi siete avrebbe potuto lasciarsi sfuggire il malcontento che da mesi, ma cosa dico, anni!, ormai serpeggia fra la popolazione.”

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